Il kalashnikov: madeleine o Coca Cola?

“L’odore dei fucili, dovendo pulirli, l’odore dell’olio dei kalashnikov è come quello di cui si parla in Apocalypse now a proposito dell’odore del napalm al mattino. Se non siete stati in guerra non potete capire quello che voglio dire. Non avete mai annusato quell’odore…”. Parola di Nassim Nicholas Taleb, operatore di borsa e filosofo, autore del best seller Il Cigno nero, ossia “come l’improbabile governa la nostra vita”. Quel ricordo dell’odore dell’olio dei kalashnikov fa parte di un’altra vita, di quando era un giovane miliziano cristiano nella guerra in Libano. E’ la sua madeleine. Per il reporter Michael Hodges il kalashnikov è come la Coca Cola. Lo definisce così, “la Coca Cola delle armi” nel libro AK 47, the story of a gun. E’ un marchio globale e come tale “è privo di morale o regola etica, il puro simbolo di una scelta di vita”. Alla fine il kalashnicov è una metafora dei punti di vista: “the gun is who I am”, dicono in Iraq.

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