Viktor, vittoria

59507
Un tribunale thailandese ha respinto la richiesta USA per l’estradizione di Viktor Bout, noto come “il mercante di morte”, uno dei più importanti trafficanti d’armi del mondo.
Bout era stato arrestato al Sofitel Silom Hotel di Bangkok il 6 marzo 2008 in un’operazione congiunta della CSD, la Crime Suppression Division thailandese, e della DEA, la Drug Enforcement Administration americana, in base a un mandato di cattura emesso dalle Nazioni Unite. Secondo le autorità, in questo modo era stato sventata la vendita di un importante stock di armi, compresi missili antiaerei, al gruppo terroristico del Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Il che spiegava il coinvolgimento della DEA.
Il giudice, però, ha stabilito che le accuse non sono sufficienti per l’estradizione poiché la Thailandia non riconosce il Farc come un gruppo terroristico. All’annuncio del verdetto, Bout, che si è sempre dichiarato un businessman, ha alzato la mano sinistra con le dita a V: Vittoria e Vendetta nei confronti di chi lo voleva “incastrare”.
Nato in Tajikistan nel 1967, ex agente del KGB, Bout si mette in affari nel 1992. Grazie ai suoi contatti con le alte sfere del esercito russo riesce ad accedere agli arsenali dell’ex Unione Sovietica e di altri paesi dell’est europeo. In breve tempo organizza una complicata rete internazionale per la vendita illegale di armi. Nei primi tre anni di attività fornisce armi a diverse milizie afghane, compresi i talebani, per un valore di 50 milioni di dollari. Quindi si orienta sul classico mercato africano ottenendo ottimi risultati. Nel 2003, infine, la guerra in Irak gli offre nuove e maggiori opportunità. Il suo catalogo è completo: dall’AK 47 di fabbricazione sovietica o cinese, a sistemi missilistici terra-aria ed elicotteri da combattimento russi MI-24. Parallelamente costruisce un impero economico legale nel settore dell’aviazione civile arrivando ad avere una flotta di 60 aerei per il trasporto di persone e merci registrati sotto una dozzina di compagnie internazionali. Bout, insomma, diviene uno dei personaggi chiave nella geopolitica del crimine, tanto che gli viene dedicato un libro: “Il Mercante di morte: soldi, armi, aerei e l’uomo che rende possibile la guerra”. Dal libro, a quanto pare, è stato tratto il film “Lord of War” (il sito è un vero e proprio wargame) interpretato da Nicholas Cage. Si dice l’Antonov AN-12, l’aereo utilizzato in una delle scene principali, sia stato affittato proprio da una compagnia di Bout.
Come sempre accade quando la realtà diventa fiction, perde la sua natura originaria, entra in una dimensione mitologica. Ma poi, quando si manifesta nuovamente come realtà, allora si sposta in una zona d’ombra, diviene inquietante, creatrice di dubbi. Perché Bout è così importante per gli USA? Perché i russi dicono di attendere il suo ritorno in madrepatria come fosse un perseguitato? Qual è il vero motivo per cui la Thailandia, storica alleata degli Usa, ha rifiutato l’estradizione? Perché, in un mondo di dietrologie, tutta questa storia non è stata oggetto di analisi?

Il trailer di Lord of the War con Nicholas Cage nella parte di Yuri Orlov,
personaggio ispirato a Viktor Bout. «Il film è pura fiction, nulla a che vedere con me
o il mio business» ha detto Bout. «Cage mi piaceva. Adesso non più».

|

La spia che non mentiva

Qual è la verità? Chi è che dice davvero la verità? Per interrogarsi su tali questioni val la pena leggere The Spy Who Loved Us: The Vietnam War and Pham Xuan An's Dangerous Game, di Thomas A. Bass. E’ la storia di Phan Xuan An, corrispondente di Time durante la guerra del Vietnam, considerato uno dei più acuti analisti del conflitto, confidente degli inviati a Saigon, consulente dei generali e politici sudvietnamiti. E, soprattutto, agente del governo nordvietnamita. Phan Xuan An non fu mai scoperto e la sua vera identità fu svelata solo dopo molti anni. Ma quelle domande non trovano risposta. Perché, a quanto disse, lui non aveva mai mentito a nessuno: le analisi politiche che dava a Ho Chi Minh erano le stesse che scriveva per Time. La sua vita era una bugia, ma lui diceva la verità.
|