Aspettando Merton

“Io, Signore Iddio, non ho nessuna idea di dove sto andando.
Non vedo la strada che mi sta davanti.
Non posso sapere con certezza dove andrò a finire.
Per la verità, non conosco neppure me stesso”…
E’ l’incipit di una preghiera di
Thomas Merton, monaco trappista, mistico, tra i primi a cercare una forma di comunione con il buddhismo. Morì durante un viaggio in Asia, a Bangkok, in occasione di un convegno inter-religioso sul monachesimo.
Andando sulle vie dell’Asia, spesso, si ricerca un nuovo Merton, qualcuno che ne incarni lo spirito.
Al simposio
Simposio Buddista-Cristiano che si è svolto nel centro di meditazione del Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihar, un monastero di un villaggio vicino a Chiang Mai, nel nord della Thailandia, Merton non c’era.
C’era una folla di personaggi che ragionava e discuteva su “Dharma, compassione e Agape nel mondo contemporaneo (ossia sulla legge buddhista nel suo senso più ampio, sui diversi modi di interpretare e vivere la compassione e sullo spirito cristiano di comunione fraterna).
C’era una monaca cinese della scuola buddhista cha’n – la versione originaria e pura del giapponese Zen, come ha fatto notare con rigorosa dolcezza - che sottolineava la sottile differenza tra la compassine cristiana quale forma d’amore e quella buddhista come empatia.
Un vecchio buddhista thai che raccontava la vita di Gesù come una favola del villaggio, chiedendosi quanto dovesse aver sofferto per le maldicenze sul conto di sua madre (inevitabili dato il misetro della Sua nascita)
Un monaco Zen giapponese che illustrava i principi del governo etico prendendo a modello la dinastia Tokugawa, gli shogun che governarono il Giappone dal Seicento all’Ottocento, ipotizzando la possibilità della dittatura illuminata.
Un professore di economia italiano che dichiarava la felicità quale essenziale elemento da inserire nei programmi di sviluppo economico.
Un monaco cinese che analizzava la crisi finanziaria dal punto di vista del
Sutra del Loto, come fosse l’ennesima, implicita, dimostrazione della sofferenza insita nella vita
Una monaca cattolica compresa in uno stato di profonda
meditazione vipassana.
C’erano uomini e donne del
movimento cristiano dei Focolari, tra gli organizzatori del convegno, che ripetevano, come mantra: “lo scopo finale è che tutti siano uno”, “l’uniformità non è unicità”, “dare all’altro la possibilità di essere altro”
C’era un frate che commentava: “In Asia siamo lontani dall’idea di Dio, ma è forte l’idea della Morale”.
Alla fine, forse, c’era anche Merton. Almeno secondo le infinite, possibili interpretazioni del Sutra del Loto, secondo un’estensione mistica del
Principio di Indeterminazione. Forse c’era, insomma, ma passava dall’uno all’altro dei personaggi. Cercando ancora la Via.

|