Come gin and tonic

«Alberghi famosi e reporter di guerra si mescolano bene: come gin and tonic». E’ iniziato così il discorso di Peter Arnett, uno dei più famosi reporter del secolo scorso, ospite d’onore al party per i cinquant’anni del Caravelle, l’albergo di Saigon dove alloggiavano molti giornalisti durante la guerra del Vietnam, la Guerra Americana, come la chiamano là. Arnett fece il suo primo check in al Caravelle il 26 giugno 1962. Nei 13 anni successivi, come corrispondente della AP, avrebbe trasmesso oltre 3000 pezzi. L’ultimo il 30 aprile 1975, il giorno della fine della guerra. Quel giorno, ricorda Arnett, i camerieri del Caravelle continuarono a svolgere il loro servizio come sempre. Di questi tempi, quando si discute sin troppo di nuovi media, Arnett non ha voluto impartire lezioni. Si è limitato a raccontare qualche episodio dell’epoca. Come quello degli impeccabili camerieri del Caravelle, o quello di George Esper, allora giovane reporter dell’AP ignaro dell’uso del bidet. Secondo lui era stato predisposto per poter sciacquare gli stivali sporchi di fango. Arnett ha parlato anche del fango, quello della Collina 875, nella valle di Dak To, al confine con il Laos, dove nel novembre 1967 fu testimone di una delle più sanguinose battaglie della guerra. Fu allora, racconta, che capì davvero perché si trovava là: «per raccontate le storie di quegli uomini. E’ questo che fanno i reporter». Non è il mezzo che fa il messaggio, non è il bicchiere che conta per un buon gin and tonic.

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