Le città dell'Apocalisse

Guerre, terrorismo, edifici saltati in aria e palazzi bombardati, tsunami, tornado, tifoni, terremoti, alluvioni: le “città traumatizzate” sono sempre più spesso protagoniste della cronaca quotidiana. Gli spazi urbani sono segnati dalle ferite e dalle cicatrici di questi disastri. Come possono essere compresi gli effetti del trauma in termini urbani? Che cosa può fare l’architettura per un pianeta in guerra con se stesso? Un nuovo saggio analizza le conseguenze dei traumi sulle città, sulle comunità e culture. Post Traumatic Urbanism - pubblicato nella serie Profiles dell’Architectural Design Magazine, a cura dell’University of Technology Sydney, realizzato da Adrian Lahoud, Charles Rice e Anthony Burke - esplora la risposta di architetti e urbanisti a questi eventi catastrofici.
post traumatic book cover
Per quanto l’intervento d’emergenza e la ricostruzione siano fattori essenziali, gli architetti devono comprendere in modo più profondo gli effetti del trauma sulle città e le popolazioni che le abitano. Devono restaurare e recuperare ciò che si è perduto o dovrebbero vedere le città post-trauma come uno spazio per nuove possibilità?
Il post-trauma non è più l'eccezione. E’ la condizione globale.

Nelle Storie trovate uno stralcio dell’introduzione di Adrian Lahoud, architetto, urbanista e ricercatore. E’ un breve testo, complesso, astratto. Ma è proprio nel distacco della freddezza scientifica che possiamo osservare gli effetti del trauma più lucidamente. La condizione è che osservare implichi un’azione conseguente.
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