Archetipi

C’è voluto qualche giorno ma alla fine l’ho capito: le moto sono come le navi da guerra.
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L’illuminazione l’ho avuta alla Ducati 2015 World Première, anteprima mondiale dei nuovi modelli del marchio divenuto un’icona globale. La riflessione su che cosa mi ricordassero le navi da guerra e i sistemi d’arma navale avanzati m’era venuta all’Euronaval, la più grande expo sulla difesa navale. Continuavo a chiedermelo osservando le presentazioni di sistemi d'arma o del network di sorveglianza marina Marsur.

Guardavo scorrere immagini che sembravano un videogame o un video di MTV cercando di definire meglio lo stile dello show. Ero immerso in una dimensione di realtà aumentata in cui le mie percezioni si amplificavano per il fatto stesso di condividere lo spazio con strumenti concepiti a allo scopo di espandere le capacità sensoriali.
Poi, del tutto casualmente e curiosità personale, ho assistito alla première Ducati. Ed ho ritrovato, nei video di presentazione come nelle specifiche tecniche delle moto, le stesse emozioni – nel senso di reazioni del sistema nervoso – provate all’Euronaval.

Similarità che si potrebbero estendere alla semantica (ad esempio nell’uso del termine “configurazione”) o ai materiali (la fibra di carbonio innanzitutto e soprattutto per il suo aspetto).
Ma il paragone più intenso e ambiguo al tempo stesso è quello che mi porta a considerare moto e armi come espressioni delle pulsioni primarie della nostra specie, materializzazioni dei miti, archetipi culturali. James Hillman, visionario filosofo e psicologo scomparso pochi anni fa, le definirebbe “costanti della dimensione umana”. Troppo umana.

A proposito di paragoni: ascoltate le colonne sonore dei due video
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