Attenzione: pirati

90
La Steadfast è una nave cisterna di 149 metri e 10734 tonnellate di stazza, battente bandiera del Commonwealth of Dominica, con un equipaggio di 25 uomini. E’ partita il 18 dicembre dal porto di Palembang, costa orientale di Sumatra, in Indonesia, carica di olio vegetale. Sarebbe dovuta arrivare a Singapore il giorno dopo. Ma il 19 dicembre, alle 05.30 UTC (Tempo Coordinato Universale), si trova in tutt’altra posizione: a 2.20 N e 106.41 E, al centro del vasto tratto di mare tra la Malesia e il Borneo. Il 21 dicembre il Piracy Reporting Centre di Kuala Lumpur emette un avviso segnalando il sequestro della Steadfast da parte di una banda di pirati e la ricompensa di 100.000 dollari per chi ne dia informazioni. Intanto la rotta della nave è costantemente seguita grazie ai segnali del trasmettitore di bordo. Dopo una serie di intercettazioni a vuoto, la Steafdfast è intercettata a sud-est della costa vietnamita dalla marina militare indonesiana. I pirati riescono a fuggire. Nave, carico ed equipaggio sono salvi.
E’ una storia del 2005. Proprio per questo Mr. Chong può raccontarla. Mr. Chong è il responsabile del Piracy Reporting Centre dell’International Maritime Bureau. Da allora storie così se ne sono verificate a centinaia. E le ricerche sono diventate più difficili. I pirati adesso disattivano i trasmettitori.
Nel 2008 gli episodi di pirateria sono stati 293, le navi sequestrate 49, i morti tra gli equipaggi 11, i dispersi, probabilmente morti, 21. Una volta i morti erano di più, dice Mr. Chong. Ora lasciano gli equipaggi su isole deserte. Solo perché con i morti aumenta la pressione internazionale. In questa contabilità rientra il prezzo del greggio: quando scende aumentano gli attacchi. Ci sono meno controlli in mare. E’ come nelle aree residenziali: in quelle di lusso c’è più polizia. Senza contare, dice Mr. Chong, che oltre il 50% degli attacchi non è segnalato. Se sono riusciti a eluderli, i capitani vogliono evitare ritardi e controlli. In caso di sequestro, spesso l’armatore vuole negoziare senza interferenze.
Secondo Mr. Chong, sequestrare una nave è facile. Bastano le armi: si affianca lo scafo, si lanciano i rampini, ci si arrampica sulla murata, si sale in plancia. I mezzi sono diversi, ma l’arrembaggio è quello dei vecchi tempi. Cambia il modo di agire dei pirati. In Asia, quando sequestrano una nave, molto spesso la trasformano. Anche questo non è così difficile, specie se la utilizzano in zone remote come le coste del Borneo. In Africa, invece, non sono così “precisi” dice Mr. Chong. Lascia capire che i pirati somali sono i più pericolosi e i meno controllati.
Mentre parliamo arriva la segnalazione di una nave che ha avvistato un motoscafo con uomini armati a bordo.

|