La Storia di Essere Tempo

Il gatto di casa si chiama Schrödinger. E’ lui la chiave di tutto. Nel senso che tutto può essere, al tempo stesso, sia essere sia non-essere. Il nome del gatto richiama il paradosso del fisico Erwin Schrödinger, uno di quegli esperimenti mentali tanto affascinanti quanto poco comprensibili indotti dalla meccanica quantistica.
Schrödinger è un personaggio di Una storia per l’essere tempo, ultimo romanzo di Ruth Ozeki.
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“Un Essere Tempo è qualcuno che vive nel tempo. Il che significa tu e io e chiunque di noi è, era oppure sarà”, chiarisce nelle prime righe la scrittrice e monaca zen. E anche questa può apparire un’affermazione quantica: il tempo può essere sperimentato solo come un insieme di relazioni interdipendenti. Tesi sostenuta circa ottocento anni fa da Dogen Zenji (1200-1253) uno dei maggiori pensatori del Giappone e dei più grandi maestri di buddhismo zen, nel suo saggio Essere tempo. Maestro che ha ispirato la stessa Ozeki, come lei ha dichiarato in un’intervista.
Visto così, il libro può apparire l’ennesima storia post-new-age. In realtà – non a caso era tra i finalisti del prestigioso Man Booker Prize 2013 – è un romanzo complesso, che intreccia mistery e meditazione, storia e cronaca, diversi livelli spazio-temporali.
A mio giudizio è splendido.
A parte il mio giudizio, si presta a diverse considerazioni. Sullo scrivere come “forma di preghiera”. «Non stai pregando un Dio, ma stai evocando qualcuno che ti ascolti» ha detto la Ozeki, paragonando lo scrittore a chi “sente le voci”. «C’è sempre stato chi sente delle voci. A volte sono chiamati sciamani. Altre pazzi. E certe volte romanzieri».
Schrödinger, il fisico e il gatto, il monaco, lo sciamano, lo scrittore e tutti i personaggi di questo romanzo, a loro volta, dimostrano come sia possibile scrivere un romanzo filosofico. Il che è stato ed è messo in dubbio da molti. Secondo una visione molto occidentale e limitata, infatti, appartengono a due mondi diversi, richiedono modi di pensare e scrivere diversi.
“Una storia per l’essere tempo”, quindi, è l’ennesima opera delle Avventure della verità, quelle che compongono il racconto del millenario corpo a corpo tra arte e filosofia.
Il racconto, il “rècit” su Les Aventures de la vérité, è ancora in mostra alla Fondazione Maeght di Saint Paul-de Vence. Curata da Bernard-Henri Lévy, materializza, come ha scritto il filosofo-avventuriero, “il progetto un po’ folle di raccontare assieme, incrociandole, la storia della filosofia e quella della pittura”. Ciò che dice della pittura, infatti, si può ben applicare alla letteratura: «Credo davvero che la sua prima vocazione, il primo ruolo, è pensare, e farci pensare, il mondo».
34_1_huang_yong_ping_caverne2009-50 “Caverne de Platon”, di Huang Yong Ping, da “Les Aventures de la Vérité”
Tutto ciò non può essere facile, come oggi vogliono farci credere i profeti del pensiero incolto. E ancora una volta la chiave di tutto è il gatto di Schrödinger. Bisogna scegliere se vivere dentro una scatola restando per sempre intrappolati nel paradosso oppure aprire la scatola. Per cominciare apriamo la borsetta di Hello Kitty che contiene la storia di essere tempo.

A Tale for the Time Being by Ruth Ozeki -- Official Book Trailer from Viking Books on Vimeo.

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