Niente e così sia

Tremila persone del gruppo etnico Karen si sono rifugiate in Thailandia per sfuggire a una nuova persecuzione del governo birmano. Il rapporto dello United Nations Inter-Agency Project on Human Trafficking (UNIAP) denuncia che 2.5 milioni di persone sono vittime dei trafficanti di esseri umani. Un rapporto della Fao rileva che un miliardo di persone soffrono la fame, 100 milioni in più rispetto allo scorso anno.
Che cosa accomuna tutte queste persone? Il Niente. Sono tutti “protagonisti-particella ignoti e invisibili” della TON, la Theory of Nothing, la Teoria del Niente. Elaborata e documentata dall’antropologo Alberto Salza nel saggio Niente, è un’analisi della povertà estrema, un viaggio all’inferno. In un momento di scontro tra moralismi e correttezze d’opposto segno, Salza ti sputa in faccia la realtà. Ti fa odiare la miseria e, qualche volta, anche i poveri che ci disturbano con la loro esistenza. “Tutti allungavano le mani verso di me, almeno quelli che ce le avevano” scrive. Poco a poco capisci che quel Niente potrebbe risucchiarti come un buco nero.

Niente, per la donna Karen
e il suo bambino

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